Sui pascoli e nelle zone montuose del VCO non ci devono essere lupi. Soltanto così possiamo preservare la pratica dell’alpeggio, la biodiversità e la bellezza del paesaggio.

La bellezza dei pascoli alti del VCO con la loro biodiversità, apprezzata dai turisti quanto dalla popolazione locale, è un patrimonio che da secoli i nostri agricoltori e allevatori preservano con il loro lavoro. Sulle nostre montagne si producono prodotti caseari eccellenti e le persone vi passano il loro tempo libero godendosi il paesaggio e la vicinanza degli animali al pascolo. L’improvvisa e crescente presenza del lupo mette seriamente a rischio la tradizionale pratica dell’alpeggio. Il numero di animali predati è in continuo aumento e ad oggi non vi sono soluzioni
adottabili per risolvere il problema. Proteggere le greggi con reti elettrificate non è una soluzione praticabile!
Gli alpeggi sono per lo più in zone impervie tra rocce e le greggi piccole. Gli animali liberi vanno a cercarsi le erbe migliori in alta quota, le zone in ombra dove fermarsi, le acque limpide dei torrenti. Il benessere degli animali è fondamentale e si traduce anche in prodotti migliori.
Il pascolo in alpeggio è una pratica che permette alle bestie di vivere in modo naturale e ne preserva la salute. I pascoli vicini al fondovalle non sono una soluzione praticabile a causa delle temperature troppo elevate.
I cani da guardiania sono già utilizzati da molti, ma oltre a non essere sempre in grado di fronteggiare le insidie dei lupi, comportano spesso un problema per gli escursionisti. Di conseguenza, molti allevatori rinunciano a portare al pascolo pecore, capre, mucche e cavalli, costringendoli così a trascorrere anche la bella stagione rinchiusi in una stalla.
Molti altri demotivati gettano la spugna e chiudono l’attività.

Questo è un problema che ci riguarda tutti:
l’attività su pascoli e alpeggi rappresenta infatti un patrimonio per l’intera collettività. L’attività dell’uomo su pascoli e alpeggi è irrinunciabile per molteplici ragioni. Se gli allevatori smettono di portare gli animali al pascolo, queste aree verdi si inselvatichiscono, con la conseguente perdita del bel paesaggio e delle tante belle mete escursionistiche. Le aree incolte sono maggiormente soggette al dissesto idrogeologico rispetto a quelle curate. L’intervento capillare dell’uomo in montagna ci ha sempre protetto dalle calamità naturali. Molte specie animali e vegetali sono presenti soltanto nelle aree coltivate e curate dall’uomo.
Per proteggere la biodiversità è necessario preservare l’attività sui pascoli e non la presenza del lupo. Turisti e locali apprezzano la bellezza del paesaggio che rappresenta un vero e proprio patrimonio per tutto il VCO poiché incide anche sulla sua economia.
Molti sono gli ospiti che scelgono la nostra provincia proprio per la sua bellezza paesaggistica.

I risultati di un progetto scellerato e di istituzioni assenti

Meno pastori, più animali da pascolo confinati in spazi ristretti (e di notte in recinti di protezione), più pascoli a rischio lupi, più mute di cani da difesa (che predano i nidi e le marmotte) significa meno covate, meno coppie, condanna a morte della tipica avifauna montana e grave impoverimento delle reti ecologiche alle quali gli uccelli partecipano interagendo con gli insetti e le piante. Tra le specie a rischio di estinzione, a causa della regressione del pastoralismo alpino e appenninico, vi è la Coturnice, la cui principale popolazione mondiale è in Italia.  Ma del resto cosa interesserà mai della biodiversità a chi gioisce del meticciamento del lupo appenninico con quello balcanico, baltico ecc.? Pur che il lupo avanzi, pur che l’ideologia lupista trionfi. Pur di far cessare le attività tradizionali e costringere all’abbandono della montagna, all’attuazione di una “pulizia etnica” senza sporcarsi le mani. In nome di quella Natura che gli interessi economici che assecondano le ideologie animal-ambientaliste stanno sistematicamente avvelenando, depredando.