RIFLESSIONE

Esiste oggi una forma di animalismo sfrenato che è davvero deleteria. Non si parla certo di chi difende e protegge gli animali dalla inutile violenza, cosa di grande valore e sensibilitа, ma l’accusa è verso quella forma di fanatismo che diventa un vero accanimento verso l’uomo, ritenuto “cancro del pianeta”, un ritorno al panteismo o alla devozione di una Terra Madre (Gea). 
E’ evidente che oggi, purtroppo, difendere l’eccezionalitа dell’uomo viene visto come una discriminazione diretta degli animali, un preludio per una loro discriminazione. Ma questa è una deduzione folle e completamente ingiustificata: esistono tantissimi cattolici vegani, vegetariani e ambientalisti e con maggiore sensibilità di altri circa le sorti del Creato. Cattolici che si battono per interrompere le crudeltà verso i suini e cattolici che propongono l’ambientalismo blu, altri invece che preferiscono usare il loro tempo per assistere gli uomini, i bambini, gli anziani e gli ammalati. Ognuno fa il suo, senza nessun fondamentalismo, senza voler paragonare l’uomo all’animale (anzi, solo certi animali) o estendere loro i diritti umani. Questa è pura antropomorfizzazione.

 Il filosofo ha fatto alcune considerazioni molto interessanti che smontano questa ideologia fanta-ecologista disumana, nel vero senso della parola.
PERCHE’ SOLO ALCUNI ANIMALI? PERCHE’ NON LE PIANTE? 
“Gli orsi hanno dei diritti”, dicono. È possibile essere d’accordo, ma a patto che per non discriminare nessuno dovremmo riconoscere dei diritti anche a pulci, zecche, pidocchi, ragni, piccioni, topi, scarafaggi, formiche, mosche, zanzare ecc. Ma anche i batteri appartengono al regno animale, dunque se l’animale vale quanto l’uomo dovremmo smettere di curarci dalle infezioni? Bisognerebbe che questi militanti smettessero anche di girare a piedi o in auto per le loro battaglie, dato che ogni loro movimento comporta il massacro di milioni di animali (sotto le scarpe, sul parabrezza ecc.). E perché poi discriminare le piante? Questi fanatici, aggressivi verso chi non è vegetariano, fanno scorpacciata di vegetali, anche se è dimostrato che vi sia in essi attività neurologica e, addirittura, gli ortaggi comunicherebbero tra loro scambiandosi richieste di aiuto.

AVERE DEI DIRITTI COMPORTA DEI DOVERI 
Se vogliamo estendere agli animali i diritti destinati agli uomini, questa stessa libertà per forza di cose comporterà delle responsabilità. Da che mondo è mondo se io uomo uso male della mia libertà dovrò pagarne le conseguenze: libero di andare in giro in auto, ma se investo una persona me ne assumerò le conseguenze anche legali. Il dolce orso ha aggredito due persone. Nulla di scandaloso: ci sarà pur un motivo se al nome della specie è stato aggiunto, come distintivo della variante, l’appellativo di horribilis. In Italia, a Livorno, un branco di cani ha sbranato un camionista, padre di famiglia. Un cane non randagio, addomesticato e “amico dell’uomo” ha massacrato un bimbo di 9 anni, poco dopo la stessa sorte è toccata a un bimbo di un anno, poi a un neonato, morto dopo l’aggressione del cane dei genitori. Di fronte a tutto questo, chi invocasse la scriminante “l’animale è innocente perché è l’istinto ad averlo costretto ad agire così”, entrerebbe in palese contraddizione:
se è l’istinto a presiedere alle azioni degli animali, allora dobbiamo concludere che i loro atti sono determinati da madre natura e quindi non sono liberi, come quelli umani. Ma allora significa che cagnolini, orsi e lupi sono schiavi dell’istinto. E dunque, che senso ha berciare tanto nel difendere i loro diritti “umani” di libertа? Oppure vale anche il contrario: dato che si vuole ridurre l’uomo ad un animale sociale, come la formica o la scimmia, perché non esigiamo che il trattamento di impunità riservato agli animali sia esteso anche agli assassini della nostra specie?